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Bambini di Gerra nell’Oasi di Pace

giovedì 5 aprile 2007, di Deb Reich

Tutte le versioni di questo articolo: [English] [italiano]

 

Una settimana estiva di divertimento per i bambini dei campi profughi di Tulkarm, Jenin e Yaabad

Resa possibile grazie all’iniziativa e alla generosita` del “fondo monetario di Bruno Hussar”, Germania.

Un’intervista con Ranin Boulos (direttrice del campo) di Howard Shippin (che ha effettuato l’intervista) e Deb Reich (che ha pubblicato l’articolo). 1 agosto 2006

Ranin Boulos, 22 anni, figlia di Rita e Daoud Boulos, nata e cresciuta a NSWAS ed ora studentessa presso la City University of London, è tornatata a casa in Giugno per trascorrere l’estate nel villaggio. Ahmad Hijazi, che dirige il Progetto di Sussidio Umanitario a NSWAS, l’ha subito individuata per affidarle un’importante responsabilità: un campo estivo di una settimana per i bambini Palestinesi delle zone colpite dei campi profughi di Tulkarm e dintorni. Ahmad fa notare che Aziz, “club director” in Tulkarm, ha confidato che all’inizio è stato un compito duro riuscire a persuadere i genitori affinche` mandassero i loro bambini a questo campo perché avevano saputo che i razzi Katyusha stavano cadendo su Israele e pensavano che sarebbe stato molto pericoloso qui. "Ho dovuto ridere," dice Ahmad ironicamente, "considerando che queste famiglie vivono nel campo profughi di Tulkarm, non esattamente il posto più sicuro al mondo." Questa è la saga di questa esperienza, come afferma Ranin.

Tornata a casa da Londra per l’estate, Ahmad mi informa che un po’ di soldi dal fondo monetario di Bruno Hussar sono destinati all’organizzazione di attivita` con i bambini palestinesi. Nessun altra persona del villaggio si era offerta volontaria; me lo ha proposto; ho accettato.

Quando prepari una cena importante, spendi l’intera giornata per la spesa, per cucinare, pulire, allestire la tavola... -tutto questo lavoro e poi, quando arriva la parte divertente e ti siedi con la gente e mangi, tutto finisce troppo in fretta. Allora pensi: Ho lavorato tutte queste ore per un pasto di dieci minuti!- Mi sono sentita cosi` alla fine di questo campo estivo.

Ho lavorato al progetto per quasi due mesi, combattendo per ottenere i permessi di soggiorno per i bambini, l’assicurazione, i consulenti, i posti per dormire, i posti per mangiare, le attività, i viaggi... e quando e` realmente cominciato, è finito così velocemente! Ancora non posso credere che sia finito; Mi piacerebbe il contrario.

Perchè bambini dalla zona di Tulkarm? Stiamo lavorando con un’organizzazione là?

Ahmad conosce qualcuno del posto, Aziz, che dirige un’organizzazione a Tulkarm per aiutare i bambini colpiti.

Avevano gia` fatto campi estivi in passato, ma questo era il primo all’interno dei territori israeliani.... I bambini venivano tutti dai campi profughi, Tulkarm o Yaabad o Jenin. Tutti provenivano da realta` difficili e dolorose, socialmente ed economicamente. Alcuni dei loro padri erano “shaheeds” [ chiunque morisse durante l’Intifada - Ed. ]. Alcuni hanno padri in prigione. Alcuni hanno perso le loro famiglie. Non un bambino con un normale background.

Mi sentivo un po’ spaventata a parlare con l’esercito

L’arrivo dei bambini era previsto per domenica 23 luglio, ma i permessi [per entrare in Israele] non erano ancora stati concessi e siamo stati costretti a ritardare di un giorno. Abbiamo ottenuto i permessi domenica notte, cosi` ho chiamato Aziz e gli ho dato il ’via libera’, e sono arrivati lunedì 24 luglio. Mi sentivo un po’ spaventata all’idea di dover parlare con l’esercito... Era la mia prima volta... Ho dovuto chiamare il misrad heterim, l’ufficio di permessi dell’esercito (israeliano). Ero davvero nervosa. Ho spiegato loro l’idea del campo e che cosa avremmo fatto. Ma non erano molto incoraggianti e la sensazione che avevo era che il campo non ci sarebbe stato, non si sarebbe potuto fare, c’erano troppi bambini. Ho lavorato a questo campo estivo per due mesi e per tutto questo tempo non sapevo se sarebbe realmente accaduto fino all’ultima notte. Fino alla fine provavo continuamente a telefonare, quasi supplicante, tentando di renderli tristi, cercando di convincerli a provare qualcosa per questi bambini... Soltanto l’ultima notte mi hanno chiamato e mi hanno comunicato che avevo ottenuto i permessi. Ero così felice... Tuttavia ho pensato ’bene, ma ci crederò soltanto quando vedro` i bambini arrivare realmente qui’.

Realmente, perché i bambini erano minori di 16 anni, non avevano davvero bisogno dei permessi, ma avevano bisogno di persone che li accompagnassero e queste persone dovevano ottenere i permessi. A nessuno dei loro accompagnatori e` stato concesso il permesso eccetto che per una ragazza. Suo padre è morto e lei non sarebbe potuta venire, cosi`, sostanzialmente, non avevano alcun accompagnatore e lo abbiamo scoperto soltanto quando siamo andati ad accoglierli al checkpoint! A quel punto abbiamo deciso che saremmo stati noi i loro accompagnatori.

Sedici checkpoints

Siamo andati al checkpoint di Anata a Gerusalemme ed abbiamo atteso con un bus dall’interno del territorio israeliano. I bambini sono venuti con il loro bus e noi li abbiamo trasferiti nel bus israeliano... Non sapevo esattamente come comportarmi ed ero davvero spaventata. I bambini, da dieci a dodici anni, avevano lasciato la loro casa alle otto di mattina e sono arrivati al checkpoint di Anata alle due [in normali circostanze il tempo di percorrenza e` di circa un’ora-Ed.]. I bambini più piccoli erano realmente esausti e forse impauriti, viaggiando da soli senza i loro accompagnatori. Stavo attendendo con altri quattro responsabili del campo per accoglierli ad Anata - ma, per raggiungerci, hanno dovuto superare 16 checkpoints. Sono stati perquisiti, persino di persona! Dio, sono bambini!

Siamo arrivati, li abbiamo visti, li abbiamo fatti salire sul bus... Ero molto, molto nervosa... Pensavo, oh mio Dio, in che cosa mi sono imbattuta, tutto cio` e` piu` grande di me e di quello che posso fare... e mi aspettavo bambini spaventati e silenziosi, ma in realta` erano caldi e dolci... Una volta arrivati, si sono seduti e mi hanno fatto una buona impressione. Ho visto che non erano piu` spaventati ed mi sono sentita meglio. Il bus si allontanava e loro erano davvero emozionati; era la prima volta che sarebbero usciti dai loro villaggi... durante il tragitto abbiamo incontrato uno di quei bus a doppia lunghezza con il collegamento flessibile nel centro e tutti si sono eccitati a tale proposito: Guarda! Guarda questo! - tutte queste cose semplici li hanno realmente divertiti. Siamo arrivati al villaggio [ NSWAS ] e siamo andati alla scuola primaria, in cui i bambini ed i loro responsabili hanno dormito per tutta la settimana.

Avevamo due aule per dormire, due aule per le attività artistiche, una stanza serviva da ufficio per i responsabili, avevamo a disposizione i bagni della palestra e la palestra stessa per le attività sportive dei bambini... Ci siamo cosi` costruiti un campo molto accogliente e piacevole. Tutto cio` era gia` pronto prima che i bambini arrivassero. I responsabili ed io avevamo pulito e preparato tutto per il loro arrivo.

Chi erano i responsabili?

Ibrahim Haj Yehia, che ha frequentato la scuola primaria di NSWAS quando era bambino e si e` trasferito qui cinque anni fa; ora ha 19 anni. Taj Rizik, che ha 17 anni, e` cresciuto qui. Sama Daoud, ora diciottenne, cresciuta qui, come Natalie Boulos, mia sorella minore, anche lei diciottenne. [ La lista di tutti i volontari si trova in appendice-Ed. ]

Soltanto quattro?

Abbiamo avuto soltanto quattro responsabili perché si pensava che i bambini venissero con due dei loro e quando ho saputo che non avrebbero ottenuto il permesso, mi sono agitata. Non sapevo cosa fare, o dove avrei potuto trovare all’ultimo minuto nuovi responsabili. Fortunatamente, in quel periodo stavano con noi due ragazzi del nord, che cercavano di evitare la guerra; sono andato a casa ed ho detto: Hey, dovete aiutarmi! Così sono venuti: Issam Daoud, studia medicina al Technion di Haifa. Ha 24 anni e sta per iniziare la sua professione di medico; di fatto la sua presenza era un’esigenza giuridica! [ la legge israeliana richiede un medico a disposizione dei programmi che coinvolgono i bambini-Ed ]. L’altro ragazzo è Imad Abu Shkara, anche lui ventiquattrenne, di Abu Snan; studia medicina in Italia.

Molte persone mi hanno chiesto perchè non ci fossero responsabili ebrei a questo campo. In primo luogo, l’ho proposto a Noam Shuster (figlia di Ruti e di Hezi) ed a Naomi Mark (figlia di Bob e di Michal) ma entrambe stavano lavorando e non potevano richiedere una settimana libera. In secondo luogo e più importante, tutti questi bambini erano impauriti e qualsiasi cosa avesse relazione con l’ebraico o con gli ebrei li terrorizzava, perche` tutto quello che conoscono in proposito e` l’esercito israeliano. Quando vedevano qualche ebreo qui, o quando sentivano l’ebraico, perdevano il controllo, e ci domandavano: ci sono EBREI nel vostro villaggio? Ho spiegato che gli ebrei nel nostro villaggio sono molto diversi da quelli in uniforme nei campi profughi... Ho portato Noam Shuster ed Naomi Mark (dopo la loro giornata lavorativa) a stare con i bambini e a parlare arabo con loro... Le ho presentate ed i bambini hanno cominciato ad esaminare Naomi, parlando un arabo duro da capire, una sorta di test. Dopo Naomi ha detto loro che sta lavorando con i prigionieri palestinesi [ per il suo servizio nazionale alternativo, con i Medici per i Diritti Umani-Ed. ], la hanno accettata ed hanno iniziato a chiamarla Na’ameh (arabo per "Naomi").

Noam è venuta con noi per l’escursione a Jaffa ed Ori Sonnenschein veniva ogni giorno per due ore a realizzare origami con i bambini e devo dire che e` stato grande. Alcuni bambini ebrei e arabi del villaggio sono stati coinvolti, compresi Yonatan Oron, Mai Shbeta, Tali Sonnenschein, Mona Boulos ed Amir Kalak, che sono inoltre venuti con noi come accompagnatori durante l’escursione a Gerusalemme. E venivano anche al campo per stare con i bambini la sera.... Amir e` un giovane teenager che realizza spettacoli di magia, e quando e` venuto ha portato con se` il suo materiale “magico”; Omer Shuster è stato il nostro DJ; i bambini piccoli come Isam, Mahmoud, Rani, Aman e Muhammad sono venuti ad invitare i bambini del campo a giocare a calcio con loro. Speravo in un coinvolgimento maggiore da parte del villaggio, comunque alcuni bambini hanno partecipato attivamente.

I responsabili del campo dovevano stare con i bambini 24 ore al giorno per tutta la settimana, quindi dovevano saper parlare perfettamente in arabo. Ma neppure i ragazzini di NSWAS che parlano arabo non potevano sostenere tutti una conversazione fluente con questi bambini. Ecco perchè ho deciso che i resonsabili 24 ore su 24, che avrebbero fatto le veci dei genitori, fossero arabi e che le altre attività avrebbero coinvolto anche gli ebrei.

Mentre la settimana scorreva, potevamo vedere un cambiamento reale da parte dei bambini, anche nei confronti degli ebrei... Dicevano cose come, Hadi yehudiyye, bas yehudiyye mniha... ["quella signora è ebrea, ma è un’ebrea buona”].

In piscina e giocando a calcio, hanno incontrato i bambini ebrei dal villaggio. Yonaton Oron, 13 anni, non conosce benissimo l’arabo cosi` parlava ebraico e inizialmente non lo hanno accettato. Quando hanno capito quanto e` dolce, si sono legati molto a lui. Hanno provato ad insegnargli arabo! E lui ha portato due bambini a giocare a casa sua. Il mio scopo non era di sedermi con i bambini e provare a convincerli che non tutti gli ebrei sono come i soldati che vedono ogni giorno, o provare a cambiare le loro idee. Tutto quello che ho dovuto fare e` stato lasciarli vivere la vita di Neve` Shalom / Wahat al-Salam ed e` stato piu` di quanto mi sarei potuta aspettare.

Come sono stati strutturati i giorni? Che cosa hanno fatto esattamente i bambini?

Si alzavano circa alle otto di mattina e la prima colazione era alle nove. Per colazione c’erano panini con cioccolato e labane e cioccolata calda; per pranzo avevamo hot dog, hummus, verdure e una bevanda fredda. La cena veniva servita nella sala da pranzo dell’hotel, una cena tipica. Tutto il cibo è stato fornito dalla sala da pranzo - panini, bevande, frutta, ecc...

Dopo la prima colazione, andavano in piscina per due ore - la loro prima volta in una piscina. Tutto qui era la prima volta, per loro. Nessun di loro sapeva nuotare. E noi stavamo in piscina con loro, mostrando loro cosa fare... Alla fine della settimana, potevano sguazzare e divertirsi anche nella parte piu` profonde.

Dopo una doccia, si preparavano per il pranzo che veniva servito dall’una alle due. Allora iniziavano le attività d’arte con gli insegnanti speciali che Umar Ighbaria dal villaggio mi ha aiutato a trovare e a invitare per lavorare con i bambini; sono venuti quasi ogni giorno e hanno lavorato come artisti e artigiani, e ancora teatro e musica... La cena era alle sette nella sala da pranzo e poi, dalle otto alle dieci, si svolgeva un’attività serale. Abbiamo organizzato qualche cosa di diverso ogni sera: una notte, un party; una volta, una notte nel bosco; una notte una partita di calcio; una notte in piscina con musica e danze.

Il loro personale circus...

Martedì, l’ ’Arab-Jewish Youth Circus’ è arrivato nel nostro campo. E per quell’importante giornata vorrei ringraziare Hatem Matar, il responsabile dell’hotel di NSWAS [The White Dove Guest House-Ed. ], che ha organizzato tutto affinchè il circus venisse su base volontaria. Hanno realizzato uno show con capriole e acrobazie per un’ora; e` stato davvero piacevole. Poi hanno lavorato con i bambini, insegnato loro i trucchi del mestiere e come utilizzare l’attrezzatura: cerchi, capriole sui materassini, sfere da giocoliere... E` stato speciale. Per il resto del tempo i bambini hanno continuato a giocare con queste cose. Ed abbiamo comprato loro dei palloni da calcio... e l’attrezzatura artistica... forbici e vernici e fogli grandi su cui disegnare, abbiamo dato loro qualsiasi cosa servisse per queste attivita`.

Portami alla mia vera casa

Giovedi` li abbiamo portati a Jaffa, presso l’Arab-Hebrew Theatre. Qui hanno assistito ad una rappresentazione teatrale in Arabo, Laila wal ghruyum (“notte e nuvole”). Dopo hanno giocato con i burattini, con i volontari del teatro. E hanno creato burattini da portare a casa.

Poi hanno fatto un giro nel centro storico di Jaffa con una guida turistica speciale. Abbiamo dato loro spiegazioni riguardo a tutti i posti che hanno visto. Ma ci stupiva il modo in cui conoscessero la storia del Paese. Concludevano i discorsi della guida al suo posto. Tant’e` che la guida stessa ha riconosciuto di non aver mai avuto un gruppo come quello. Tutti i bambini venivano dai campi profughi, quindi pro-venivano “da qui” -alcuni di loro provenivano da famiglie di Jaffa, altri sapevano esattamente dove si trovasse la casa dei loro nonni... e volevano visitare quei posti: Per piacere, portami a Taibe; ti prego, portami a Beersheba, a Gerusalemme, a Ramle...

Dopo aver visitato Jaffa, li abbiamo accompagnati a fare un giro in barca a vela. Eravamo cosi` spaventati... Avevamo paura che potessero scivolare sul bordo! Mentre i bambini erano eccitatissimi e si sporgevano per vedere l’acqua e la spiaggia; e noi urlavamo “No, no!!!”

Allora li ho portati nella cabina del capitano alla guida della barca.

Cameriere! Cameriere!

Poi siamo andati al ristorante “Abu Al-Afia” di Jaffa, per pranzo.
Non erano mai stati in un ristorante e in questa occasione sono davvero entrati nell’ottica dell’ordinazione! Quando ce ne siamo accorti abbiamo iniziato a ridere. Ho dovuto spiegare la situazione ai camerieri cosi` non sarebbero diventati matti. E` stata un’ulteriore “prima volta”. Infatti continuavano ad agitare le braccia: Portaci questo! Portaci quello! E` stato davvero dolce ma allo stesso tempo triste.

Dopo siamo andati al mare. Erano proprio emozionati... Noi invece eravamo terrorizzati perche` non sapevano nuotare perfettamente e il mare in tal caso e` spaventoso. Tutti i responsabili si sono tuffati e posizionati in circolo di fronte alla riva, a braccia unite, impedendo loro di oltrepassarci...
Hanno nuotato e preso conchiglie... Ogni bambino aveva una bottiglietta -Ti lascio immaginare!-. Allora le hanno svuotate buttando via l’acqua potabile e riempite con l’acqua di mare; una volta chiuse le bottiglie, hanno scritto il loro nome e le hanno portate a casa per mostrarle ai loro genitori. (Tulkarm e` a circa mezz’ora di macchina dal mar Mediterraneo in normali circostanze. – Ed.]

Dopo il mare siamo tornati al campo. I responsabili erano esausti ma i bambini erano ancora pieni di energie... Non erano mai stanchi - mai stanchi!!!-. Non avevo mai visto bambini come loro prima di conoscerli. Allora sono andati a giocare a calcio, quindi musica e ancora festa, al che abbiamo detto: Ok, questo e` quanto, stiamo crollando, tutti a nanna!

Un viaggio allo zoo

Di sabato siamo andati allo Zoo Biblico a Gerusalemme. Hanno visto molti animali per la prima volta nella loro vita, e nella sezione dedicata ai cuccioli, hanno potuto giocare e accarezzarli. Avevamo la mappa del posto ma ogni gruppo ha intrapreso un percorso diverso. Abbiamo organizzato un pic-nic sull’erba... E dopo li abbiamo portati a Gerusalemme, Citta` Vecchia, un qualcosa che sognavano da sempre. Volevano vedere la Moschea di Al Aqsa ma ho risposto loro che non era possibile, Ero spaventata. Non sapevo come potesse essere la situazione, se ci fossero tante persone o meno. Mi hanno pregato, fino a che ho deciso: Sapete cosa? Andiamo! Era sabato e fortunatamente era vuota. Siamo entrati e abbiamo fatto delle foto. Ma non appena messo piede all’interno della moschea e data un’occhiata in giro per un secondo, hanno deciso : Okay, si`, adesso vogliamo andare al mercato...
Sono bambini! Allora li abbiamo portati al mercato e abbiamo comprato loro della roba; quindi siamo tornati al campo... E quei due giorni sono stati gli unici in cui i bambini sono usciti da NSWAS.

Qual e` stata la parte migliore... per te?

Oh, ad essere onesta...ogni singolo giorno! Per tutto quello che accadeva mi sentivo come “Oh mio Dio!”; poi accadeva qualcos’altro ed era lo stesso, “Oh mio Dio!”, ancora... Non lo dimentichero` mai. Non pensavo che potesse avere un cosi` forte impatto su di me. Ci siamo davvero legati a questi bambini... Il giorno dopo e` stato il giorno piu` triste della mia vita, onestamente, non sto esagerando. I bambini stavano davvero piangendo... e anche noi abbiamo iniziato a piangere. Ibrahim e Issam sono ragazzi grandi e grossi, ma anche loro stavano per piangere. I bambini non volevano partire. Alcuni si sono rifiutati di salire sull’autobus. Uno di loro e` scappato via, abbiamo dovuto rincorrerlo, trovarlo e trascinarlo sull’autobus. Mi sono sentita crudele. Ho odiato me stessa. Per aver dato loro questa settimana sorprendente per poi dire “okay, questo e` cio` che non avete, adesso tornate alla vostra realta`.

Ci hanno chiamato il momento in cui sono arrivati... e il giorno dopo... ci hanno chiamati da chiunque avesse il telefono... Noi li abbiamo chiamati quando loro non avevano piu` credito per parlare. Erano ancora molto tristi. Con gli altri responsabili abbiamo deciso di visitarli la settimana successiva e di portar loro il materiale per la scuola, cartelle e cose varie... Lo avevamo promesso.

Per sempre nei nostri cuori

L’ultimo giorno, domenica, abbiamo invitato le persone del villaggio ad un’esibizione artistica con i lavori dei bambini: origami, modellini di creta, pitture, costruzioni con lavori teatrali e di Styrofoam. Hanno studiato un po’ di teatro durante il campo, di conseguenza ogni gruppo ha presentato un lavoro. Non erano divisi per eta`, ma a caso, con ragazzi e ragazze e due responsabili per gruppo. Ogni gruppo aveva aveva un nome scelto dai bambini stessi: Al Amal (Speranza), i cui responsabili erano ’Brahim e Issam; Al-Sukour (L’Aquila, “Perche` loro possono volare ed essere libere...”), i cui responsabili erano Sama e Emad; e Al-Nujum (Le Stelle, “Perche` sono bellissime, e libere e al sicuro”), con Natalie e Taj.

Dopo l’esibizione e le performances, abbiamo fatto loro dei regali. Abbiamo donato loro magliette con su scritto “Wahat al Salam- Summer Camp 2006”, e cappelli che hanno ricevuto il primo giorno del campo. L’ultima notte, domenica, durante la festa, abbiamo regalato loro fotografie -tre foto per ogni bambino: una foto di gruppo; una dei loro capigruppo; e una foto personale per ogni bambino, con una bella cornice. Le cornici sono state offerte da Dyana e Rayek Rizik.

Io ho voluto fare loro un’altra sorpresa: un video clip, non che io sia particolarmente brava in questo... Le persone del villaggio sono state invitate per quest’evento serale e alcune di loro sono venute, cosi` come alcuni bambini del villaggio. Il video clip conteneva tutte le foto e i video che noi avevamo filmato durante la settimana. Il titolo di apertura era “Summer Camp 2006”... Musica Araba

Ad esempio?

“Atabtat wadulla”, una canzone che loro amavano, che hanno cantato e ballato per tutta la settimana. E` una canzone d’amore di Nancy Atjam. Il video clip terminava con un numero finale ripreso dal film “Dirty Dancing”, che dice “Ho avuto il mio momento... e non mi ero mai sentito cosi` prima...”. Il titolo di chiusura diceva: Per sempre nei nostri cuori.

Dopo il video clip hanno iniziato a piangere... Ci siamo dovuti sedere e abbiamo dovuto parlare con loro:
Hey, state per tornare dalle vostre famiglie... E loro dicevano: No, no, no, non abbiamo niente li`, siamo piu` felici qui.
Questo e` stato duro da vedere. Perfino quando li ho portati negli uffici un giorno per chiamare casa, i genitori sentivano la loro mancanza, ma i bambini erano come “Nah, qui e` meglio!”...

Qualcuno ha detto: Hanno trascorso una settimana in paradiso e ora stanno per tornare all’inferno, e questo e` vero.

Giovedi`, un responsabile e` arrivato qui da Tulkarm, con un permesso; il suo nome e` Ali. I genitori lo avevano mandato perche` volevano che almeno una persona di li` desse un’occhiata ai loro bambini! Lo stesso, domenica sera, al nostro ultimo party, ci ha guardati e ha detto: il vostro lavoro e` finito, adesso e` il nostro turno, dobbiamo aiutarli a riadattarsi alla realta` cui stanno per tornare, di nuovo. Cio` mi ha resa molto triste e vuota.

Poesie profumate

Quando siamo andati a pulire il posto in cui avevamo dormito, abbiamo trovato un sacco di cose nella confusione: cose che avevano fatto con le loro mani, cose che avevano dimenticato. Non potevamo accettare di gettare via alcun oggetto. Li abbiamo tenuti tutti.

Durante la loro ultima notte, ci hanno scritto delle lettere. Scrivevano davvero in un modo sbalorditivo, il loro Arabo e` davvero profondo. Ci hanno scritto poesie, parole davvero bellissime. Per rendere le lettere profumate, hanno usato il deodorante spray per l’ambiente del bagno. Natalie ha scritto una poesia per i bambini del suo gruppo, una frase per ogni bambino. Abbiamo pianto quando l’abbiamo letta. Siamo stati iper-sensibili durante l’intera settimana; piangevamo per ogni minima cosa.

I bambini si sentivano davvero protetti e si fidavano di noi. Abbiamo lavorato duro all’inizio per ottenere la loro fiducia e ci siamo davvero riusciti.
Ma le cose che ci hanno raccontato mi hanno spezzato il cuore, sul serio, le esperienze che hanno attraversato con le loro famiglie, tutta quella violenza... C’erano cose che noi non sapevamo gestire -violenza in casa, in famiglia, come l’esercito si comporta con loro nei campi profughi...-. Le loro famiglie sono povere e non hanno soldi per niente... Vivono tutti nella stessa stanza, perfino coppie di famiglie, ovviamente con i loro bambini... Sono spaventati dai loro padri... Non ottengono abbracci o affetto. All’inizio infatti non accettavano il nostro comportamento, ma dopo si sono abituati, e li abbracciavamo e baciavamo continuamente...
Sono venuti da noi e ci hanno raccontato un sacco di cose, non credo che fossero autorizzati a parlare della loro vita li`, e io non ripetero` qui quello che mi e` stato detto.

Credi sia stato giusto averli portati qui e averli mandati via dopo un po’?

Ho avuto modo di riflettere a lungo a riguardo... Alla fine ho deciso che questo e` meglio di non aver alcun tipo di esperienza nella propria esistenza. Ora i bambini hanno almeno qualche ricordo. Adesso hanno qualche speranza. Sono venuti qui e hanno visto che ci sono persone diverse... Hanno addirittura imparato qualche qualche parola in ebraico. Si sono innamorati del nostro villaggio e l’impatto del villaggio su questi bambini e` stato davvero trasparente. In questo momento sanno che certe cose possono essere differenti. Quando cresceranno, realizzeranno... Ora hanno ricordi e fotografie... Abbiamo intenzione di restare in contatto con loro.

Hanno capito d’essere Palestinesi in Israele?

Pensavo che non avrebbero capito. Pensavo che ci avrebbero guardato e si sarebbero meravigliati di come fossimo simili (stessa lingua, etc.), e tuttavia noi abitiamo ancora qui e loro li`; ma in realta` hanno capito, addirittura piu` di quanto potessi immaginare. Hanno qualche parente qui. Sono profughi... Lo hanno spiegato perfino a me... Riguardo alla guerra del 1948, e come gli ebrei sono arrivati qui, e come gli arabi sono stati costretti a lasciare le loro case, alcuni lo hanno fatto e altri no e questi ultimi ora si trovano sotto l’autorita` del governo Israeliano, mentre quelli che hanno lasciato le loro case ora si trovano nei campi profughi! Loro hanno capito... Ma volevano restare qui. Non interessava loro se il villaggio appartenesse al territorio israeliano o agli Ebrei. Erano felici qui. Dicevano: “Possiamo chiamare i nostri genitori da qui...”

Che cosa faresti di diverso, se avessi l’opportunita` di ripetere l’esperienza?

Ad essere onesta: niente. Sono molto soddisfatta e orgogliosa. Penso che sia stato davvero un grande successo per tutte le persone coinvolte. Sono fiero del mio lavoro e dei responsabili che hanno lavorato con me. Sono stati stupefacenti! Neppure dei professionisti sarebbero stati capaci di fare il genere di lavoro che loro hanno fatto con i bambini. Non ho visto mai gente tollerante e comprensiva come Sama, Natalie, Taj, ` Brahim, Issam ed Emad. L’ultimo giorno, i bambini si aggrappavano a noi, non volevano lasciarci andare, non volevano andare via. Cio` ci ha spezzato il cuore! Stavamo li`, in piedi e con gli occhi pieni di lacrime, a guardarli mentre ci salutavano dall’autobus. Dopo averli visti allontanarsi, siamo andati nella stanza dei responsabili e ci siamo seduti la` tranquillamente. Nessuno ha detto niente; ci siamo solo seduti li` con lo sguardo fisso nel vuoto.

La Comunità di NSWAS saluta i volontari di tutto il villaggio che hanno contribuito a rendere il campo estivo un tale successo:

Direttrice: Ranin Boulos

Responsabili a tempo pieno:
Ibrahim Haj Yehia
Taj Rizik
Sama Daoud
Natalie Boulos
Issam Daoud
Imad Abud Shkara

E tutti gli altri volontari:
Ori Sonnenschein, l’esperto di origami
Noam Shuster
Naomi Mark
Yonatan Oron
Mai Shbeta
Tali Sonnenschein
Amir Kalak, il giovane mago
Omer Shuster,
Amro Haj Yehia
il giovane DJ Omer Shuster
Isam, Rani, Aman e Muhammad, i bambini del gioco del calcio

Un ringraziamento speciale a:
La scuola elementare di NSWAS, in particolar modo: Faiez, Leah e Anwar, per averci concesso le aule scolastiche e la palestra.

La White Dove Guest House di NSWAS, specialmente Hatem Matar per aver accettato ogni richiesta.

Ofer Zohar, per averci accordato il permesso di utilizzare la piscina per nuotare e per il party che abbiamo avuto di venerdi`.

Umar Ighbariya, per averci procurato gli insegnati d’arte.

Presso gli uffici di Comunicazione & sviluppo di NSWAS:
Rita Boulos (un ringraziamento speciale) per averci aiutato dall’inizio alla fine e per averci dato il permesso di usare la palestra senza pagare,
Ahmad Hijazi, per avermi offerto l’opportunita` di gestire il campo estivo e per essere stato sempre presente,
Howard Shipping, per aver scattato le fotografie ed averci aiutato a montare il nostro videoclip per l’ultima serata, e
Salim Layos, per la generosa concessione della sala da pranzo...

E grazie all’associazione ’German Friends of NSWAS’, che ha avuto l’idea e ci ha supportato.

Traduzione: Irene Lucisano

 

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